PREVENZIONE SANITARIA. PRESENTATO OGGI IL RAPPORTO DI CITTADINANZATTIVA LAZIO SUL MONITORAGGIO AL COLON RETTO NELLA REGIONE LAZIO PER IL 2022.

Monitorati centri Screening, personale sanitario, pazienti. Obiettivo è la costruzione di un percorso che porti alla definizione di una Carta della Qualità.

Solamente 1 paziente su 2 ha avuto indicazioni cliniche sulle modalità di prepararsi all’esame colonscopico dal personale del servizio endoscopico. A sua volta, l’informazione agli utenti sembra ricadere solo sul personale sanitario o degli operatori del centro screening. Sono questi alcuni tra i primi elementi di riflessione emergenti dal Rapporto di Cittadinanzattiva Lazio realizzato con il contributo non condizionato di Norgine

Il Rapporto sul monitoraggio del colon retto presentato oggi ci restituisce una realtà di prevenzione che va sostenuta, ampliata e diffusa. Questo il primo risultato emerso dal lavoro svolto in collaborazione con gli operatori sanitari e i cittadini che hanno partecipato alla survey. Così come i dati emersi ci indicano tendenze, correzioni e ipotesi di lavoro per il miglioramento dell’accesso e della qualità del servizio offerto”. Questo il primo commento di Elio Rosati segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio. Ecco alcuni dei principali dati.

 

CENTRI SCREENING.

Il 23% ritiene che le persone con fit positivo non siano adeguatamente informate sulla necessità di eseguire l’approfondimento diagnostico.

C’è consapevolezza di quali siano gli standard qualitativi di riferimento per le procedure endoscopiche. La compliance della colonscopia è fondamentale (punteggio 9-10, 93%).

E’ necessario lavorare per aumentare la compliance del cittadino che si prepara all’esame. Tra le iniziative per migliorare l’adesione spicca il colloquio con il personale del servizio endoscopico (punteggio 5-6 100%) piuttosto che colloquio con il MMG (punteggio 5-6 84,6%). Questo presume una maggiore preparazione che hanno gli specialisti sull’argomento rispetto ai MMG.

 

PERSONALE SANITARIO (reparto endoscopico).

Il 30,2% non ha svolto corsi di formazione o di aggiornamento in merito alla prevenzione del CCR - Cancro al Colon Retto.

I pazienti sono poco informati sulla colonscopia nel 6% dei casi, sufficientemente nel 54,7 e molto nel 34%. Poiché questo è un aspetto fondamentale, anche per ammissione del personale sanitario coinvolto, è necessario che l’informazione stessa sia correttamente implementata da parte dell’azienda sanitaria. Anche il personale sanitario è a conoscenza di quali siano gli standard delle procedure endoscopiche, ma non tutte le ASL hanno messo in atto procedure per la valutazione del servizio endoscopico (58,8% SI 29,4% NO).

Compliance alla colonscopia importante (punteggio 9-10 83%). Dato sovrapponibile a quello dei centri screening.

Tra le iniziative per migliorare l’adesione c’è predominanza ai colloqui con gli specialisti del servizio endoscopico (punteggio 6 54,7%) piuttosto che un colloquio con il MMG (punteggio 6 34%). Come per i centri screening, il colloquio con il MMG è importante ma risulta preferibile il colloquio con specialisti del settore.

Altra iniziativa per migliorare l’adesione alla colonscopia di screening è avere una preparazione che permetta di non interferire sulla qualità di vita del paziente (punteggio 5-6 75%).

Il ruolo del farmacista territoriale è marginale in tutto il processo di adesione allo screening.

 

PAZIENTI.

Solamente 1 paziente su 2 ha avuto indicazioni sulle modalità per prepararsi all’esame colonscopico dal personale del servizio endoscopico. Questo contrasta con quanto affermato dagli operatori sanitari e dai centri screening, e cioè che debba essere il personale, adeguatamente formato, a dare informazioni chiare al paziente sulle modalità della procedura.

Ciò denota anche una non completa chiarezza sulle modalità di preparazione (14,2%, sotto il punteggio 7). Una non chiara modalità di assunzione del preparato porta conseguentemente ad una scarsa pulizia intestinale e alla conseguente difficoltà per gli operatori di eseguire l’esame endoscopico secondo gli standard qualitativi richiesti.

Quello che scoraggia maggiormente i pazienti a fare l’esame è la preparazione alla colonscopia (54,5%).

L’assunzione del lassativo in preparazione dell’esame ha interferito (poco 41%, sufficientemente, 48,4% molto 10,5%) sulla qualità di vita. Qui si può notare una differenza di risposte in relazione del lassativo assunto.

Sulle iniziative che possono migliorare l’adesione all’esame anche qui prevale un colloquio diretto con lo specialista (punteggio 5-6 63%) piuttosto che con il MMG (punteggio 5-6 56,4%).

“Alla luce di queste informazioni riteniamo che si possano delineare alcune azioni specifiche con un obiettivo generale da raggiungere in modo coordinato con tutte le competenze, professionalità e livelli istituzionali, civici e delle associazioni dei pazienti”, ha commentato Rosati. “Riteniamo infatti che l’obiettivo generale debba essere la costruzione di una Carta della qualità per lo screening del colon retto nel Lazio. Tale strumento dovrà vedere la partecipazione, collaborazione e azione dei diversi soggetti che operano nel settore (società scientifiche, clinici, operatori sanitari), delle organizzazioni civiche e delle associazioni dei pazienti, delle istituzioni regionali e delle ASL e AO”.

“Le aree di intervento, anche alla luce del presente lavoro, potrebbero essere così suddivise: area informazione, area comunicazione, area formazione, area Qualità percorso e presa in carico”, ha quindi concluso Rosati.

“È necessario avviare questo percorso che potrebbe essere un passo rilevante nella prevenzione, gestione e presa in carico delle problematiche inerenti patologie importanti che impattano sulla qualità di vita delle persone. Come Cittadinanzattiva Lazio pertanto auspichiamo che nel prossimo futuro con la Regione Lazio, con gli operatori sanitari, con le associazioni dei pazienti si possa aprire un percorso di costruzione della Carta della Qualità che porti ad aumentare, in modo consapevole, accesso, prevenzione, presa in carico e gestione delle patologie a qualsiasi livello, territoriale o ospedaliero che sia, con il fine ultimo di avere una qualità di vita soddisfacente, operatori sanitari altamente formati, motivati e in rete con tutto il servizio sanitario regionale.”

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